Dalle “storie” alla vita reale senza filtri!

Data: 06/09/2019

            Vi sarà sicuramente capitato di essere invitati a “fare un “selfie” o “ una storia”.

            Oggi sono molte le persone (dai più giovani ai meno giovani) che si focalizzano sull’insaziabile condivisione social di foto e/o viedo, scegliendo il miglior filtro da “indossare”, piuttosto che vivere il momento presente, perdendo l’emozione che l’accompagna. Il vivere sembrerebbe essere stato sostituito dal condivivere.   

            In passato si facevano gli autoscatti in assenza di qualcuno disponibile a scattarci una foto ricordo: lo si faceva per conservare un momento intimo e assolutamente privato. Ora, invece, sembrerebbe essere un appuntamento fisso: immortalare ogni momento della giornata per condividere quello che si sta facendo, con chi e dove, con l'obiettivo, per alcuni, di ricevere feedback positivi o semplicemente attirare l’attenzione.

            In questo caso mi riferisco al binomio selfie/social network che credo rappresenti l'accoppiata perfetta, in quanto queste piattaforme sono ormai diventate il mezzo più diffuso ed utilizzato e soprattutto il luogo di dominio del selfie e delle fantomatiche “storie”.

            Le foto che vengono pubblicate sui social sono svariate: da quelle che catturano momenti di festa con gli amici o col proprio partner, alle più imbarazzanti.

            Perché si fa? Le motivazioni possono essere tante: dimostrare a tutti, tramite la condivisione di foto, chi si vorrebbe essere per venir apprezzato, inviare un messaggio a qualcuno e, magari, col passare del tempo pentirsi dell'uso che se n'è fatto pubblicamente.
 

            Studio

            Sono stati svolti diversi studi sulle motivazioni che spingono una persona a farsi un autoscatto.

            Una ricerca interessante, che risale alla fine del 2014, condotta dall'Università Cattolica di Milano e dalla fondazione Ibsa, prende in considerazione utenti italiani (150 persone, di cui il 35% maschi e il 65% femmine, con un'età media di 32 anni), e ha tentato di comprendere il fenomeno selfie, tramite specifici questionari, rispondendo a tre domande:

  •  quali sono le motivazioni che spingono gli utenti del web a farli?;
  •  sono presenti differenze tra uomini e donne per il suo utilizzo?;
  •  quali sono le possibili caratteristiche psicologiche, dal punto di vista della personalità,       delle persone che utilizzano di più l'autoscatto-social?;

            Per quanto riguarda il primo quesito della ricerca, è emerso che gli scopi associati all’attività del selfie sono soprattutto far ridere e divertire gli altri” (39%), “vanità” (30%) e “raccontare un momento della propria vita” (21%). Quanto ai motivi per cui le persone si fanno i selfie, emerge che questa abitudine ha come obiettivo quello di raccontarsi agli altri  mostrando con chi, dove e cosa si  sta facendo, si tratta quindi di aspetti esteriori e non interiori legati alla persona in sé.

            Proseguendo col  secondo quesito della ricerca, è emerso che le donne che utilizzano maggiormente l'autoscatto-social sono interessate a mostrare come sono e come si sentono. Inoltre, da quanto le donne del web affermano, esse sperano  di ricevere commenti positivi da parte degli amici sui social network e di temere, invece, eventuali commenti negativi.
            Per quanto riguarda l’ultimo quesito  al quale si è data una risposta mediante l'analisi delle informazioni raccolte attraverso il questionario Big Five Inventory , spiega Giuseppe Riva, docente di Psicologia della Comunicazione e Psicologia e Nuove Tecnologie della Comunicazione presso l'Università Cattolica, che «le persone più devote al selfie appaiono significativamente più estroverse, più socievoli ed entusiaste, con maggiori capacità sociali, e al tempo stesso più coscienziose, con la tendenza a pianificare le proprie azioni piuttosto che ad agire di impulso.          Inoltre, una personalità molto estroversa si associa a un maggior utilizzo dei selfie per mostrare agli altri il proprio stato d'animo, mentre essere molto coscienziosi si associa al non essere particolarmente interessati ai commenti degli altri ai propri selfie, positivi o negativi che siano».

            A questo punto una variabile importante da prendere in considerazione è quella della coscienziosità (essere scrupolosi e determinati nel raggiungere uno scopo)  che ha un ruolo influente sulla reazione della persona circa i feedback esterni.

            È bene chiarire, tuttavia, che ognuno può far uso di questa pratica, ma secondo l'utilizzo che se ne fa può assumere forme e livelli di gravità differenti.

            Il problema nasce quando tale dinamica conduce alla perdita del contatto con la realtà del proprio essere, ad aumentare le difficoltà relazionali, al non essere poi così coscienziosi o all'andare incontro ad altri disturbi, tra cui quello narcisistico, che risulta essere quello più presente. Ma, come la psicologia ci insegna, sappiamo anche che chi soffre di tale disturbo, in realtà, è molto insicuro di sé e sente solo il bisogno di apparire e in questo i social network sono per loro, un “grande” palcoscenico.
 

            Consigli

            Se una persona è così dedita al selfie mi verrebbe da domandarle: cosa ne penseresti di custodire le tue foto in maniera privata creando un tuo album cartaceo?

            L'obiettivo sarebbe certamente limitare la voglia insaziabile delle condivisione sui social. Sarebbe davvero un bel traguardo.

            Se hai difficoltà a farlo chiediti: perché lo faccio? Cosa provo nel farlo? Cosa mi aspetto?

            Il problema penso stia proprio qui: condividere a tutti i costi ogni foto. Ecco la differenza fra un selfie e un vecchio autoscatto.

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