CI RISIAMO… MI VA SEMPRE TUTTO STORTO!

Data: 21/01/2021

Se stai leggendo questo articolo, forse ti capita, di frequente, di dirti che va sempre tutto male e che sei destinato/a ad essere infelice, oppure conosci qualcuno che  lo dice spesso.

Come Sara, per esempio. Una donna di 53 anni. O come Gianluca, 33 anni.
 
Sara ha perso la mamma all’età di 12 anni e, da quel momento, ha assunto un ruolo predominante e ben specifico nella sua famiglia: occuparsi dei suoi fratelli e delle faccende domestiche. Con suo padre andava d’accordo, ma comunicavano solo per dirsi cosa “dover fare” per la casa, per i fratelli, ma non si sono mai raccontati cosa accadesse durante la giornata, né Sara gli ha mai raccontato di quello che faceva a scuola, non ha mai espresso i suoi bisogni, o semplicemente parlato di come si sentisse in un dato momento o cosa preferisse fare. Sara aveva imparato che voler bene corrispondesse a compiacere gli altri, soprattutto il padre, e che per meritare l’amore degli altri fosse importante essere pronti a rispondere con soddisfazione alle loro richieste!
 
Senza accorgersene, Sara, iniziò a leggere ogni relazione con la stessa credenza, ritrovandosi spesso in situazioni relazionali insoddisfacenti e sbilanciate. Quando si sposò pensò di essersi liberata di tutto quel peso che aveva portato sulle spalle, della necessità di dover soddisfare con entusiasmo le aspettative degli altri, ma ben presto si accorse che così non era. Anche nella sua nuova famiglia iniziò a compiacere, sostituirsi all’altro, chiudersi in sé stessa, che tanto nessuno avrebbe mai potuto capire le sue emozioni, i suoi bisogni e le sue posizioni. Col passare degli anni però, le inizia a star stretta questa situazione; la davano sempre tutti per scontata e sentiva che nessuno si occupava di lei, nessuno si era mai chiesto di cosa lei avesse bisogno e iniziò a ripetersi frasi come “nessuno mi capisce, ho sofferto tanto nella vita e continuerò a farlo, oramai so che funziona così la vita, gli altri non conoscono la vera sofferenza, succede tutto a me”. Sembra però che Sara non si sia mai fermata a riflettere su alcune questioni: cosa fa per mantenere queste dinamiche relazionali? Sono gli altri che davvero si approfittano di lei, oppure lei è troppo permissiva? Ha un ruolo nella sua mancanza di soddisfazione? Sara si sente bloccata: da un lato pensa di non essere importante e non poter esprimere le sue emozioni e i suoi bisogni e dall’altro vuole darsi la possibilità di vivere diversamente, esporsi, esprimere le sue opinioni.

Ma vediamo cosa succede a Gianluca! Gianluca è un uomo intelligente, simpatico, brillante.

Primo del suo corso, si è laureato con il massimo dei voti. Ha tanti amici, pratica sport e ha una relazione da 5 anni con Anna; stanno molto bene insieme e vorrebbero sposarsi. Sembra che la sua vita proceda bene, ma Gianluca non è soddisfatto. Da quando si è laureato non è stato “fortunato” dal punto di vista lavorativo. Ha svolto qualche lavoretto, ma nulla che lo soddisfacesse davvero o che lo appagasse tanto da continuare. Ha mandato tanti curriculum, ma nessuno lo ha mai chiamato; si è presentato a tanti concorsi, ma è stato sempre escluso. Ha seguito moltissimi corsi di aggiornamento, ha colmato tutte le lacune teoriche, ha collezionato una serie di attestati di formazione che farebbero invidia a un qualsiasi direttore di azienda, eppure non ha ancora trovato un lavoro. Si sente molto demoralizzato e mette in atto continui paragoni con colleghi meno preparati di lui, ma che lavorano da anni, guadagnano e stanno andando avanti con la loro vita; e invece Gianluca si sente bloccato, frustrato, demoralizzato rispetto alle prospettive sul futuro e il suo motto ricorrente da qualche tempo è diventato “mi va sempre tutto storto, come può essere che capiti sempre a me? Sono proprio sfigato!”. Eh sì, la storia di Gianluca rispecchia un po’ la realtà sociale ed economica in cui ci troviamo adesso: poco lavoro, poca richiesta, molti richiedenti. Eppure qualcosa sembra nascondersi dietro l’atteggiamento così disfattista di Gianluca.

Se guardiamo più a fondo la sua storia, scopriamo che Gianluca si è davvero dato da fare per trovare lavoro…fino a un certo punto!

Per i concorsi a cui si è presentato, ad esempio, ha consegnato la domanda in ritardo, motivo di esclusione dal concorso; ha frequentato dei corsi professionalizzanti, ma non si è mai proposto per quegli impieghi e se ne ha avuto la possibilità, ha rinunciato alludendo al fatto che non si sentisse ancora abbastanza competente.

Alcuni colleghi hanno cercato di coinvolgerlo nei loro progetti, e lui ha procrastinato la decisione di aderire fino a quando è stato troppo tardi! Insomma, Gianluca ha in qualche modo attuato tutta una serie di comportamenti che lo hanno sabotato nella sua affermazione professionale e attraverso i quali si è assicurato la possibilità di dirsi “che sfiga! Capita sempre tutto a me!”.

In sintesi, Gianluca vorrebbe davvero trovare un lavoro e assicurarsi un futuro, ma allo stesso tempo sembra rimanere in una situazione stagnante, nella quale si rende impotente non prestando attenzione alle sue capacità e competenze e entra in un circolo di autocompassione che lo blocca in una sorta di conflitto tra “vorrei ma non posso…” Ma cosa si nasconde dietro questo auto - sabotaggio? Cosa teme di raggiungere, proponendosi? Quali sono le sue aspettative?

Sara e Gianluca, due storie diverse, molto in comune! Entrambi si trovano in una situazione di stallo, si sentono bloccati tra due desideri diversi, quasi opposti. Sara si focalizza su quello che l’altro non fa, anziché concentrare la sua attenzione su quello che lei per prima fa o meno per rimanere nella sua posizione di blocco. Gianluca, dal canto suo, è troppo concentrato su ciò che succede intorno a lui, su quello che gli altri vivono, che vorrebbe anche lui e non ha, per rendersi conto per fermarsi a riflettere sul motivo del suo auto-sabotaggio e dove perseverare in questo comportamento lo condurrà. Perché continua a farlo? Pensa di deludere qualcuno?

Cosa possono fare Sara e Gianluca? Innanzitutto fermarsi a porsi queste domande è il primo passo fondamentale per ripotare la loro attenzione su loro stessi. Analizzare i propri bisogni, riconoscere le proprie emozioni, anche quelle spiacevoli come la paura o il dolore, è il punto di partenza per l’elaborazione delle risposte alle domande poste sopra. Sara avrà bisogno di capire che quello che metteva in atto altro non era che una strategia che aveva sperimentato per farsi amare dal padre; non era un comportamento adulto, ma qualcosa che affonda le radici nel suo passato, che ha rinforzato e fatto suo nel tempo e adesso non è più funzionale per la sua felicità. Ora può mettere in gioco delle nuove risorse, di una persona adulta e matura e iniziare a prendere in considerazione sé stessa, lei per prima, ad esempio rifiutando qualche richiesta, imparando a dire di NO, esprimendo la propria opinione, il proprio disappunto per qualcosa che la turba ma, soprattutto la propria felicità! Si, la felicità! Perché spesso chi ha come chiodo fisso “non sono importante, nessuno mi vede, succedono tutte a me”, difficilmente saprà riconoscere e soffermarsi sulle sensazioni piacevoli, ma solo quelle spiacevoli.

E Gianluca? Gianluca avrà bisogno di darsi il permesso di accettarsi per quello che è, avrà la necessità di ricondurre la sua paura di mettersi in gioco alla paura di deludere le aspettative di qualcuno, che siano le sue o qualcuno che gli ha posto degli standard. Avrà bisogno di riconoscere che le sue competenze, le sue risorse e le sue qualità sono importanti e sufficienti per permettergli di lanciarsi nel mondo, anziché accantonarle per difendersi da un possibile, ma non assoluto, fallimento; avrà bisogno di fare i conti con l’immagine che insegue di sé, confrontandosi con la possibilità di sbagliare e conservare comunque lo stesso valore, permettendosi di riconoscere ciò che ha ottenuto e può ancora continuare ad ottenere, in contrasto col suo “devo essere perfetto a tutti i costi!”

A volte, questi passi, sono difficili da compiere da soli e necessitano di un lavoro molto più profondo attraverso un percorso di psicoterapia, non perché una persona non sia capace o meno dotata di altri, ma semplicemente perché magari in quel momento della sua vita non riesce a trovare le risorse necessarie per riuscire a farcela da sola. La terapia sarà utile per riscoprire, trovare e applicare nuove risorse, dare una nuova lettura della propria vita e liberarsi di vecchi messaggi e convinzioni su cui si è scelto da tempo il proprio agire e sentire. Sarà, quindi, fondamentale ripercorrere la propria storia, le scelte prese e darsi il potere di formularne e realizzarne delle nuove in linea con sé stessi e con il proprio benessere.

E tu, ti riconosci in Sara e Gianluca?

N.B. I nomi dei protagonisti, sono, ovviamente, frutto della nostra fantasia!

 
GIUSEPPINA ARCELLA, PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA Pagina Facebook
GIOVANNA FURNERI, PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA Pagina Facebook

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