Stare da soli: Perché il dipendente affettivo ne ha paura?

Data: 25/03/2021

“Se non faccio così, mi lascerà!”; “Non voglio stare da solo, meglio essere sempre impegnati!”; “Che brutta cosa la solitudine!”; “Non va bene bene rifiutarsi di stare in compagnia, l’altro potrebbe rimanerci male!” Quante volte hai detto o anche solo pensato queste frasi?
Sei nel posto giusto. Fermati qualche minuto e leggi questo articolo per capire un po’ di più delle tue relazioni!

Giulio ha 41 anni e non ha una relazione stabile. È molto importante per lui sottolineare che si impegna moltissimo nelle relazioni d’amore, ma queste finiscono sempre male, si rivelano insoddisfacenti e sfiancanti. Una volta succede di incontrare una donna ipercontrollante, tanto da sentirsi in trappola a causa delle assurde proibizioni e regole che gli impone, una volta succede di incontrarne una distaccata e fredda, della quale deve quasi elemosinare l’amore e le attenzioni.  Risultato? Giulio passa da storie in cui si sente completamente annullato, senza possibilità di essere o anche solo esprimere se stesso, a storie in cui mette in gioco tutto di sé, farebbe qualsiasi cosa, anzi fa qualsiasi cosa. Queste tipologie di storie, all’apparenza così diverse, hanno qualcosa di molto importante in comune: Giulio si comporta così affinché sia visto e amato dall’altro. Vi starete chiedendo, “ne vale la pena?”

Marisa invece è una donna di 37 anni.  Ha una vita piena, anzi pienissima! Non ha mai un momento libero, lavoro, volontariato, amici, passioni, hobbies, sempre fuori, sempre carica, sempre super attiva. Trascorre ore al telefono con le amiche, acquista un sacco di vestiti per riempire il suo armadio, frequenta tantissime persone e afferma che questo è l’unico modo che conosce per vivere davvero a pieno la sua vita! Marisa non ha mai un momento libero, non ha mai uno “spazio vuoto”. Eppure, le manca sempre qualcosa. A fine giornata quando si mette a letto non riesce a pensare alle mille cose che ha fatto nelle ore precedenti, e rimane invece a rimuginare su cosa avrebbe potuto fare di più, su come avrebbe potuto ancora riempire quelle ore di vita, temendo di non aver fatto abbastanza, temendo di rimanere “ferma”. E anche in questo caso vi starete dicendo “ma fa già moltissimo, perché non si ferma un po’ a godersi il silenzio?”
Per quanto differenti sembrino le storie di Giulio e Marisa, esse nascondono un medesimo modo di vivere la propria affettività, ovvero in maniera dipendente. Fermiamoci un attimo a riflettere. Giulio è insoddisfatto delle sue relazioni, ma cosa fa per cambiarle? Nulla. Egli giustifica le proprie partner, affermando che è giusto sacrificare se stessi per amore, rinunciare a qualcosa. E non ha tutti i torti, l’amore a volte è anche trovare un buon compromesso. Tuttavia, Giulio non trova un compromesso, piuttosto rinuncia a se stesso per l’altro. E Marisa allora? A cosa rinuncia Marisa? Sicuramente la vita di Marisa sembra più equilibrata, una donna che non deve chiedere nulla perché ha tutto, amici, lavoro, vita sociale e così via. Eppure anche lei è insoddisfatta, alla ricerca perenne di qualcosa che la faccia sentire viva. Marisa rinuncia quindi al silenzio, al fermarsi, al tempo per se stessa.
Vi chiederete, se il prezzo è questo, perché lo pagano? Sembra assurdo, ma in questo modo Giulio e Marisa tengono a bada il vuoto affettivo che sentono dentro. Riempire la loro vita con relazioni insoddisfacenti o tenendo la mente e il corpo sempre occupati, li aiuta a lenire la paura di entrare in contatto con se stessi. È più facile dare adito a credenze passate e disfunzionali, che intraprendere un percorso di consapevolezza che ci metta di fronte ai nostri veri desideri e al percorso che dobbiamo intraprendere per realizzarli.  Quindi Giulio e Marisa mettono a rischio loro stessi pur di non rimanere soli e fare i conti con i fantasmi del passato e le loro reali insicurezze. Ecco qual è il loro guadagno! Giulio e Marisa hanno paura di sperimentare quel vuoto profondo che, secondo loro, può essere colmato solo dalla presenza dell’altro, una fidanzata, o una schiera di amicizie e attività.
Quello su cui Giulio e Marisa non hanno riflettuto è che solo loro, al contrario, possono dare significato a quel vuoto. In che modo?

Iniziamo da Giulio. Cosa può fare di diverso per smettere di intraprendere relazioni malsane? Ecco alcuni spunti: quella solitudine, senso di vuoto, che sperimenta e che immagina senza nessuno al suo fianco, quanto è simile alla solitudine che sperimenta, ma ignora con il suo partner assente affettivamente? E poi non bisogna dimenticare di conoscersi a fondo, cominciando a fare le cose che gli  piacciono andando incontro al senso di colpa infondato, ingiustificato vs l’altro,  iniziando a fare attività anche senza l’altro, cogliendo le proprie capacità e i propri limiti, ma soprattutto focalizzandosi sul suo mondo interiore chiedendosi  “come mi sento in questa situazione?” e “quali sono le mie aspettative rispetto a questo?”. 
E Marisa? Lei è così impegnata nel colmare i propri vuoti da non riuscire a percepire quanto invece sia prezioso avere degli spazi liberi. La prima cosa da fare per Marisa è quindi cercare di ritagliarsi degli “spazi vuoti” che sono condizione necessaria al “movimento” della propria vita; inoltre, la sua vita è così piena che forse non sa più nemmeno di cosa davvero ha bisogno; liberando spazio può anche fermarsi a riflettere su ciò che davvero vuole tenere con sé, chiedendosi “quali sono le cose che davvero mi fanno stare bene e quelle che tengo per riempire il mio vuoto?”; così facendo Marisa può entrare in contatto con i suoi reali bisogni e desideri e può impiegare il suo tempo per realizzarli, invece di cerare di sopprimerli riempiendoli di qualcosa che non la soddisfa.

Quando Giulio e Marisa si daranno la possibilità di sperimentarsi nelle loro nuove esperienze, fatte di contatto e conoscenza di loro stessi, allora potranno vivere una vita fatta di scelte consapevoli che mirano a migliorare la qualità della loro esistenza e, di conseguenza, delle loro relazioni.

Caro lettore, probabilmente dirai che non è così semplice. Certo, hai ragione, non è semplice ma ricorda che all’inizio di qualsiasi percorso o cambiamento, niente è facile. E’ facile rimanere fermi perché già conosci la solita realtà, ma sai anche dove ti porta questa realtà. Quindi a te il potere nella scelta.

GIUSEPPINA ARCELLA, PSICOLOGA-PSICOTERAPEUTA Pagina Facebook
GIOVANNA FURNERI, PSICOLOGA-PSICOTERAPEUTA Pagina Facebook

 

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