Come scegliamo il nostro partner?
Data: 10/09/2016
Sarà capitato a qualcuno di domandarsi in che modo scegliamo la persona con la quale unirci sentimentalmente.
Tenendo conto della teoria dell’attaccamento (convalidata da molti esperimenti ed osservazioni), verrà affrontato il modo in cui si struttura la personalità e di come questo avviene a partire dall’interazione tra bambino ed i genitori che a sua volta influenza le relazioni future.
Sulla base di queste interazioni si sviluppano le rappresentazioni che la persona ha di sé e le rappresentazioni degli altri rispetto al sé. Il concetto teorico di rappresentazione mentale coincide con quello di memoria sulla quale l’individuo basa il suo comportamento.
In altri termini, il sistema motivazionale dell’attaccamento, le emozioni e le esperienze vissute, le rappresentazioni mentali, sono tutti elementi legati con reciproche e complesse influenze che hanno radice nelle relazioni più importanti che si instaurano a partire della prima infanzia.
Questi modelli, chiamati modelli operativi interni (MOI), diventano molto presto inconsapevoli, tendono ad essere stabili nel tempo e possono influenzare fortemente le successive relazioni affettive, che in un modo o nell’altro tenderanno a ripetere la primitiva relazione che l’individuo ha sperimentato da bambino con la propria figura di attaccamento (caregiver).
L’attaccamento si instaura inizialmente con la ricerca della vicinanza: c’è una ricerca del contatto, dello scambio di affettuosità e di non trovarsi, anche nell’autonoma attività esplorativa, troppo distanti. Nelle situazioni difficili e particolarmente stressanti l’individuo si sente confortato e rassicurato dalla presenza della figura di riferimento che viene considerata un rifugio sul quale poter fare sempre affidamento.
Infine, rassicurato e fiducioso sulla continua disponibilità e sensibilità del caregiver, come base sicura, questo faciliterà i comportamenti di ricerca della vicinanza e, nel tempo, una vasta gamma di attività cognitive ed affettive. In tal caso si parla di attaccamento sicuro. I bambini che invece hanno vissuto continue esperienze di rifiuto del loro bisogno di affetto e di contatto, sviluppano un attaccamento insicuro-evitante che provocherà l'inibizione delle emozioni; coloro che hanno sperimentato un caregiver imprevedibile (a volte molto affettuoso, a volte molto rifiutante) elaborano un attaccamento insicuro-ambivalente seguito da una manifestazione alterata delle emozioni; infine il bambino che viene maltrattato, abusato e spaventato sviluppa un attaccamento disorganizzato.
La scelta del partner
La persona che ha un modello di se stesso reso sicuro da esperienze e cure amorevoli e un modello degli altri come persone di cui poter fidarsi, è in grado di riconoscere negli altri i segnali di affidabilità e di interesse o quelli di superficialità e disinteresse, e sarà attento nella sua scelta, individuando come partner una persona in linea con queste sue aspettative.
L’attaccamento di coppia dell’individuo sicuro è caratterizzato da fiducia e intimità: hanno un funzionamento mentale equilibrato, sono caratterizzati da una buona stima di sé, considerandosi meritevoli di ricevere amore e il partner viene percepito come generalmente ben disposto e sensibile; sono disponibili entrambi a dare e chiedere cure, per cui si trovano a proprio agio sia nell’autonomia che nell’intimità.
Il rapporto di coppia è mantenuto anche grazie alla capacità di parlare, ragionare e negoziare nei momenti di contrasto.
Inoltre, le coppie costituite da entrambi i soggetti sicuri, hanno maggiori probabilità di costituire rapporti stabili e soddisfacenti.
L’attaccamento di coppia del soggetti preoccupati (attaccamento insicuro- ambivalente) è invece caratterizzato dalla preoccupazione per la relazione. Questi individui hanno una bassa stima di sé stessi, con sensazioni di non essere degni di attenzione e di amore, combinata con una valutazione positiva degli altri, che li porta a cercare di accettarsi attraverso l’approvazione della persona amata. Il rapporto è segnato da alti e bassi emotivi, da un atteggiamento ossessivo nei confronti del partner, spesso idealizzato, dalla tendenza a cercarne l’appoggio e da un’estrema gelosia.
L’attaccamento distanziante (attaccamento insicuro-evitante) è caratterizzato da paura o rifiuto dell’intimità e da una più bassa incidenza di esperienze positive. I soggetti distanzianti mostrano una positiva valutazione di sé associata ad una negativa disposizione nei confronti dell’altro, percepito come mal disposto, inaffidabile o rifiutante, per cui si proteggono dal temuto rifiuto evitando un forte coinvolgimento emotivo e mantenendo un senso di indipendenza e invulnerabilità.
I soggetti insicuri, quelli di tipo distanziante o preoccupato, tendono a comportarsi in modo non costruttivo nelle situazioni conflittuali, intensificando il contrasto:
in un momento di discussione nel loro rapporto di coppia possono tendere a ribadire il proprio punto di vista e l’importanza delle proprie necessità personali con toni esasperati e controproducenti; possono tenere il broncio rifiutandosi di parlare e fare quello che uno vuole indipendentemente dall’altro.
L’attaccamento di coppia disorganizzato è estremamente fragile, difficilmente durevole, in quanto caratterizzato da modelli mentali molteplici ed incoerenti, da comportamenti imprevedibili, da rifiuto dell’intimità e della dipendenza, valutazione di sé e dell’altro stabilmente negative. Ne deriva l’impossibilità a stabilire rapporti di coppia se non con soggetti altrettanto disturbati. Per esempio, è facile che una donna, già maltrattata da un padre violento e aggressivo, qualora non abbia analizzato a fondo il problema, abbia la tendenza a trovare un partner violento, nonostante sogni un uomo dolce e accudente.
Alcune ricerche suggeriscono inoltre che, nella scelta del partner, possono essere privilegiate figure che ricordano, per quanto riguarda l’attaccamento, il genitore di sesso opposto, anche se possono intervenire molti altri fattori: attrazione fisica, interessi, affinità, ecc.
Come è stato detto fin ora, nei singoli individui, le tipologie di attaccamento di coppia risultano correlate alle passate esperienze di attaccamento infantile.
La correlazione, però, non è assoluta e definitiva. A tal proposito, Bowlby parlava di percorsi evolutivi, che possono essere modificati, sia in meglio, che in peggio, dalle esperienze successive.
E voi vi riconoscete in una di queste scelte?
Tratto da http://www.young4young.com/articles/?id=2121
BIBLIOGRAFIA
G.LIOTTI, (2001), Le opere della coscienza, Raffaello Cortina: Milano
A. SANTONA,G.C. ZAVATTINI, La relazione di coppia, Edizioni Borla: Roma